In Italia la definizione ufficiale di quando una persona o una famiglia è considerata “povera” si basa principalmente sul calcolo dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), uno strumento normativo che misura la condizione economica complessiva del nucleo familiare considerando non solo il reddito, ma anche il patrimonio mobiliare e immobiliare, e la composizione della famiglia stessa. L’ISEE viene utilizzato dallo Stato per determinare l’accesso ad agevolazioni sociali, sussidi e altre prestazioni socio-assistenziali.
Come viene determinata la soglia di povertà attraverso l’ISEE
L’ISEE viene calcolato sommando i redditi complessivi percepiti negli ultimi 12 mesi da tutti i componenti della famiglia, aggiungendo il 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare, e dividendo il totale per un valore chiamato scala di equivalenza, che tiene conto del numero dei componenti familiari. Questo parametro, ad esempio, è 1,00 per il single, 1,57 per due persone, e cresce all’aumentare dei membri. In questo modo, una famiglia numerosa con redditi medi può risultare avere un ISEE basso, risultando idonea a benefici e agevolazioni che, invece, a un singolo con lo stesso reddito sarebbero negati.
La soglia ISEE che sancisce l’accesso alle misure per persone considerate ufficialmente in condizioni di povertà assoluta, o comunque “bisognose” secondo la normativa vigente, viene aggiornata annualmente e differenziata in base alla tipologia di sostegno richiesto.
Il valore soglia dell’ISEE: quando si è ufficialmente “poveri”
Nelle più recenti disposizioni 2025, il limite ISEE di riferimento più basso – che quindi identifica le famiglie in maggiore difficoltà economica – è fissato a 6.000 euro. Chi presenta un ISEE fino a questa soglia può accedere a prestazioni riservate in modo specifico ai nuclei considerati in stato di significativa indigenza:
- Il Supporto per la formazione e il lavoro: un contributo mensile di 350 euro per chi partecipa a iniziative di formazione o orientamento professionale, riservato a chi ha un ISEE fino a 6.000 euro.
- La prestazione universale di 850 euro agli over 80 con gravi necessità assistenziali, cumulabile con altre indennità, sempre con soglia ISEE massima di 6.000 euro.
Questi valori rappresentano, nella prassi amministrativa italiana, il limite sotto il quale un nucleo familiare è considerato “povero” a fini di accesso alle principali misure di contrasto alla povertà e dunque si trova in una situazione di povertà assoluta secondo le regole vigenti.
Agevolazioni per soglie ISEE superiori: la “fascia povera allargata”
Non esiste una sola soglia che decreta in modo assoluto la povertà secondo la legge italiana: esistono piuttosto diversi gradini, associati a specifiche agevolazioni, che inglobano anche chi si trova in condizioni di difficoltà economiche meno estreme. Per esempio:
- Fino a 8.000 euro di ISEE, le famiglie con almeno un minore sotto i 3 anni o con ultra 65enni possono ottenere la Carta Acquisti, che prevede 80 euro ogni due mesi.
- L’Assegno di Inclusione (che ha sostituito il Reddito di Cittadinanza) richiede invece un ISEE non superiore a 9.360 euro, fissando quindi questa soglia come nuovo parametro per l’accesso al principale sussidio di inclusione sociale dedicato ai nuovi poveri italiani.
Queste soglie riflettono una distinzione tra povertà assoluta (6.000 euro di ISEE o meno) e povertà relativa o vulnerabilità economica (valori compresi tra 8.000 e 9.360 euro), in cui la capacità di far fronte alle spese essenziali è comunque compromessa, ma in misura minore rispetto alle situazioni più gravi.
ISEE e status di “povero”: riflessi pratici e sociali
Essere ufficialmente considerati poveri attraverso la soglia ISEE non ha solo conseguenze a livello di accesso a bonus o sussidi specifici, ma comporta anche una certificazione pubblica dello stato di bisogno. Il calcolo e la presentazione dell’ISEE, tuttavia, non sono automatici: occorre presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), solitamente tramite i Centri di Assistenza Fiscale (CAF), poiché le prestazioni non vengono erogate in automatico ma solo su richiesta documentata.
È importante sottolineare che ISEE e reddito non coincidono: l’ISEE tiene conto anche del patrimonio, del tipo e del numero di componenti familiari, pertanto famiglie numerose possono avere livelli ISEE relativamente bassi anche a fronte di redditi medi, mentre i single con pochi beni potrebbero anche superare la soglia pur percependo meno reddito netto.
La distinzione tra povertà legale, statistica e percepita
Il concetto di “povero”, oltre all’aspetto normativo, ha anche una dimensione statistica: l’ISTAT ogni anno elabora dati sulla povertà assoluta e relativa in Italia, che però non sempre coincidono con le soglie ISEE fissate per i bonus e i sussidi. Questi indicatori, infatti, utilizzano tecniche e parametri diversi, basati su spese minime necessarie per una vita dignitosa in relazione a zona geografica, tipologia familiare e altre variabili socio-economiche.
In ogni caso, la soglia ISEE di 6.000 euro rappresenta il parametro ufficiale più utilizzato da amministrazioni statali, regioni e comuni per identificare il nucleo familiare povero, attribuendo diritto prioritario agli aiuti contro la povertà. Per prestazioni di inclusione sociale, il limite è poco sotto i 10.000 euro. In sintesi, superare la soglia dei 6.000 euro di ISEE significa abbandonare la zona definita di “povertà legale” secondo i principali strumenti di contrasto italiani, posto che alcune ulteriori forme di sostegno restano comunque accessibili a chi si trova sotto soglie superiori, indicando una graduale attenuazione dello status di bisogno economico.








